Anita Cerpelloni, Venice
13 min readMar 23, 2021

Appunti di un viaggio sentimentale a ritroso

Viaggi verso Est

-Ada, prova a dormire- disse Marina- perché il viaggio durerà molte ore-

In tutta risposta Ada si gira verso il finestrino e finge di dormire, si raggomitola come un gatto sulla poltrona.

Dopo alcune ore passate a tentar di dormire, arriva una colazione. La scelta è tra un’opzione occidentale, oppure una orientale. Sceglie quella orientale con riso e zuppa di miso.

-Good morning- un signore asiatico, seduto vicino a Marina, la saluta garbatamente. Può essere di mezz’età, ma dare un’età ad un orientale è un po’ difficile, perché il loro invecchiamento avanza in modo diverso da quello delle popolazioni caucasiche. Nota una leggera sudorazione sulla sua pelle liscia. Due occhi a mandorla la guardano da dietro un paio di occhiali con la montatura leggera, con gentilezza e determinazione, un po’ di timidezza anche. Conobbe già la riservatezza dei giapponesi, restii a esprimere i loro sentimenti, ma anche molto sicuri quando vogliono ottenere un qualcosa. Una camicia bianca e pantaloni neri, quasi la divisa di molti orientali che si possono incontrare per le strade nelle città ad ogni ora del giorno. Radi capelli tenuti ordinatamente indietro.

-Good morning- risponde Marina con cortesia e curiosità. È sorpresa di sentire una pronuncia inglese così chiara. Nel suo precedente viaggio, di qualche anno prima, ebbe modo di constatare che la popolazione giapponese in generale sopra i 30anni, non sa parlare bene inglese e lo capisce male, ad eccezione a Tokyo, dove l’inglese era più praticato.

-Parla un perfetto inglese, da dove viene?- non riesce a trattenersi Marina.

-Grazie, vengo da Osaka e insegno inglese in una scuola superiore.-

-Ritorna in Giappone dopo una vacanza, quali città ha visitato in Italia? Se non sono indiscreta.-

-Ho fatto una vacanza in Lettonia, ma al ritorno sono passato da Venezia, che ho visitato un giorno. Ho camminato tutta la giornata e mi sono perso.-

La guarda per capire da dove vengano loro, ma non osa chiedere.

-Mi dispiace che sia rimasto così poco in una città così bella. Noi viviamo proprio nel centro storico di Venezia.- Marina notò un interesse.

-Sicuramente vorrei tornare per una vacanza più lunga. Come mai voi siete dirette a Tokyo? E’ la prima volta in Giappone?-

-Stiamo andando ad una mostra di artisti giapponesi, che mi hanno invitato ad esporre un mio lavoro di stampa d’arte. Mi accompagnano mia figlia e un’amica che parla giapponese.- guardando verso la figlia, Marina precisa- E’ il nostro secondo viaggio in Giappone.-

-E’ sua figlia? Ho anch’io una figlia che studia italiano all’università di Tokyo e che ha 19 anni- Sorride con i suoi piccoli occhi a forma di mezzaluna.

-Mia figlia ne ha 17- L’interesse sembra aumentare ancora di più.

-Devo fermarmi a Tokyo per incontrare mia figlia e forse potrebbero conoscersi-

-Ada dormi?- Marina si rivolse verso il finestrino, dove la figlia sta con la testa sotto al cuscino.

-Mmmm-

-Ti piacerebbe conoscere una ragazza giapponese quasi della tua età’?-

-Si certo!- rispose Ada diventando all’improvviso attenta, uscendo dal suo prolungato mutismo.

-Noi però, quando arriveremo, dobbiamo andare in hotel, perché ci aspettano delle persone-

-Non c’è problema, posso accompagnarvi e poi andare da mia figlia-

Arrivati tutti a Tokyo, gentilmente Yojito ci accompagna in hotel e poi fissiamo un appuntamento per il pomeriggio con sua figlia e lui.

Quel pomeriggio nacque una bella e intensa amicizia. L’anno dopo Ama, la nuova amica giapponese, trascorse una settimana da noi, come regalo di compleanno.

Un Taccuino di disegni del Giappone

La nostra permanenza a Tokyo dura una settimana a seguire l’esposizione al New National Theatre Tokyo e ad incontrare diversi artisti giapponesi, non famosi ma con grandi capacità espressive e tecniche. Partiamo per Hakone, un piccolo paese fiorito sulle montagne attorno al sacro Fuji. Nel piccolo Rio-Can possiamo fare le tipiche saune, anche sul tetto all’aperto sotto alberi antichi c’è una vasca per il bagno di acque termali. Di notte è una vera gioia ed un relax molto apprezzato. Gli orari sono ben organizzati e quindi la sauna si fa in perfetta privacy. La mattina dopo andiamo a visitare un museo all’aperto sulle colline, The Open-Air Museum Hakone, attraversiamo su una nave turistica “dei pirati” il lago Ashi, il paesaggio e le opere collocate nel vasto parco sono da godere in tutta la loro bellezza, circondato da colline verdi e profumate di fiori.

I giardini e i parchi orientali mi hanno sempre fatto sentire in un rapporto armonico con la natura coltivata e curata dall’uomo. Saliamo al sacro Monte Fuji con la teleferica fino al terminal dove si mangiano le uova cotte nell’acqua sulfurea del vulcano, che diventano nere, ma la cima è coperta di nubi, solitaria e misteriosa.

Il mio ricordo va a luogo tanto a lungo, visto in foto, studiato sui libri, desiderato, tre anni prima.

Finalmente la mattina del 24 agosto 2015 ero lì davanti al portone d’ingresso, alle 8:00 del mattino sono entrata. Varcato il portone, un viale alberato costeggia un lago ricoperto di ninfee, poi la fontana per la purificazione, la statua del Buddha e l’ingresso del hōyō. Lascio le calzature all’ingresso ed entro in un luogo di silenzio e meditazione. Sono il primo visitatore, il giardino di sabbia bianca ben rastrellata dai monaci si estende nel recinto del muro, nel centro le isole di ghiaia nera con le pietre-isole. Massima semplicità, rapporto vuoto-pieno, il cielo blu intenso e gli alberi verdi sullo sfondo della scena. Il muro di argilla cotta fa da cornice. Mi siedo sul pavimento in legno lucidato e rimango a guardare, quasi in uno stato di trans. Un luogo misterioso per il suo significato non immediato, ma in cui è tangibile il sacro, anche per chi non crede in una religione. Rimango in silenzio , posso percepire il luogo, la pace che entra nel corpo e nella mente: tutto si ferma, anche il respiro è un troppo. Dopo un tempo lungo, l’attenzione si risveglia e sorge il desiderio di disegnare, di fissare pochi segni sulla carta, trovare la sintesi grafica di un tempo senza tempo.

Giardino zen Rioan-ji, Kyoto

Vorrei essere là ora nel giardino Ryoan-ji, a Kyoto.

Il primo viaggio in Giappone dura tre settimane circa e dopo Kyoto, visitiamo, mia figlia ed io, Nara, Tokyo, Kamakura, Nikko.

Nara è una città sorprendente, la città dei sacri daini, con il grande Buddha Rushana in bronzo dorato, nel Tōdai-ji, suggestivo e immenso.

In un piccolo negozio di cancelleria trovo tutto l’occorrente per la calligrafia, pennelli, carta washi, sumi-e fatto a mano di alta qualità, piccole pietre per incidere sigilli. Vado in diversi giardini con le case da tè deliziose in mezzo alla vegetazione, curata in modo quasi maniacale, che rende tutto naturale.

Tokyo merita una descrizione accurata, le esperienze sono tante e i luoghi hanno tutti lasciato un’impressione misteriosa in me. Una città difficile da cogliere al primo sguardo, essa presenta molte facce, zone molto diverse, una città da sfogliare piano piano. Città interessante, lascia un pò sorpresi, perchè sembra di essere a New York, con le scritte in un’altra lingua, ma la frenesia è la stessa, la moltitudine di persone anche, la fretta e l’indifferenza pure, negozi aperti a tutte le ore. C’è una gentilezza formale e un pò troppo ostentata, ma anche una certa disponibilità ad aiutare un turista frastornato dalle incomprensibili insegne.

Taccuino giapponese e Kamakura

Kamakura è una città storica adagiata tra le montagne e il mare, con foreste di bambù e templi antichi e affascinanti, tutti da scoprire uno ad uno. Durante il viaggio ho sempre i miei taccuini su cui annoto e soprattutto disegno e dipingo vari angoli come colpi d’occhio, annotazioni grafiche emozionali. Il tempio Kōtoku-in contiene l’immagine simbolo della città, la statua bronzea di Amida Buddha, lungo il sentiero del Daibutsu si arriva Zeniarai-benten, uno dei santuari shintoisti più suggestivi. Al Tsurugaoka Hachiman-gu ammiro il santuario shintoista più importante di Kamakura, dedicato a Hachiman, dio della guerra. Nella cultura giapponese convivono anime diverse, da quella pacifista buddhista a quella guerresca più antica.

Tempio Shinto

A Nikko trovo anche tracce dell’architetto americano Frank Lloyd Wright, la piccola stazione della JR Nikko Station, una vera sorpresa. Incontro una chiesa anglicana in mattoni nel percorso dei vari templi sparsi per le montagne, attorno al piccolo centro abitato, costruiti in epoche diverse sono meta di pellegrinaggio per i giapponesi che arrivano in pulman il sabato mattina, in gruppi organizzati, scolaresche e pellegrini vari. Il luogo più suggestivo si sviluppa lungo il torrente con centinaia di piccoli Buddha in pietra, alcuni con i piccoli drappi rossi, è un luogo fuori dei percorsi turistici del mordi e fuggi in giornata.

Alloggio in piccolo RioCan proprio lungo il torrente e ci fermiamo 3 o 4 notti, alla mattina prima di colazione vado lungo il torrente a salutare i Buddha, un rito che mi ha lasciato un caro ricordo. Poi vado al minuscolo onsen, alla sauna con la vasca che si affaccia proprio sul torrente con una parete tutta vetrata.

Ritorno a Tokyo e riesco a visitare il Museo d’Arte Ota di Ukiyo, vi è custodita una straordinaria collezione di ukiyo-e (xilografie) con oltre 10.000 stampe di vari maestri come Hokusai e Hiroshige. La settimana prima non ero riuscita a visitarla, in quanto ogni mese chiudono qualche giorno per esporre opere diverse. Quando torno ho la fortuna di vedere esposte le otto matrici in legno della stampa della 34° veduta del Fuji di Hokusai, detta la Grande Onda, l’emozione non può essere più grande.

Anche Hong Kong lascia un vero cambiamento, un approfondimento dell’interesse verso la cultura orientale, esperienze intense e interessanti.

Insieme a dei colleghi partecipo ad un viaggio ad Hong Kong. Lo scopo del viaggio è un seminario sulla disciplina del Feng Shui con il maestro cinese Master Paul Hung Li Pui, che conoscevo già da qualche anno in Italia, veniva a tenere dei seminari almeno due volte l’anno.

Frequentai un master in bio-architettura a Feng Shui all’università di Architettura di Ferrara. L’interesse per la cultura orientale mi ha accompagnato verso ogni aspetto culturale fino alla scoperta del Feng Shui. La visione olistica di ogni fenomeno è il fattore unificante, questo mi affascina, forse è la risposta che cerco, una visione che cerca di conciliare gli opposti considerandoli complementari. La ricerca dell’armonia e la convinzione che ogni aspetto presenta sia una parte evidente che una nascosta, una positiva e una negativa, una luce ed un’ombra.

La città di Hong Kong si articola per parti, molto diverse fra loro. Scopro un giardino cinese, Nan Lian, nella zona di Kowloon, ricostruito e ristrutturato negli anni 2000, in anni precedenti era stato occupato da senzatetto. Visito templi buddhisti con piccoli giardini molto curati, hotel e banche in grattacieli di vetro e cemento. Ammiro alberi tropicali come i ficus magnolioides e magnolie stellate, che crescono ai lati delle strade trafficate, ma che vengono conservati con tanto amore. Il mercato notturno di Tempel Street offre una moltitudine di merci. Io cerco calligrafie in ideogrammi cinesi, trovo un abecedario di calligrafia, che un’amico cinese, anni dopo, mi assicurò essere stato un libro utilizzato nelle scuole primarie. Tra gli oggetti portati a casa c’è una piccola testa di Buddha che ha espressioni diverse sui lati opposti, portafortuna in giada raccomandati dall’indovino, che consulto anch’io per un responso su mia figlia. Oggetti in legno, in particolare trovo un piccolo cucchiaio-dosatore con il manico intarsiato con un drago. Acquisto libri antichi, ristampe, sul Feng Shui, che i maestri studiano e consultano ancora oggi per approfondire una disciplina vasta contraddittoria e sfuggevole, ai nostri occhi occidentali. Capito in diversi negozi di tè e ne esco con pacchi e pacchetti, dopo averne assaggiati diversi, un rito molto affascinante. In un negozio molto elegante acquisto dei timbri in pietra e chiedo di fare delle incisioni, i miei primi timbri orientali.

Una vera cerimonia del tè alla maniera giapponese, però, potei sperimentarla solo a Venezia, all’isola di San Giorgio, in occasione della costruzione di una minuscola casa da te in vetro, posata all’interno di uno specchio d’acqua: cornice suggestiva. “Glass Tea Mondrian”, un padiglione temporaneo realizzato dall’artista giapponese Hiroshi Sugimoto, dove un maestro per le cerimonie eseguì gesti misurati e perfetti secondo la tradizione del maestro Sen no Rikyu, che si staccò dalla tradizione cinese e ne traccio le regole per una via autonoma giapponese, all’insegna del Sabi wabi, estetica e visione del mondo verso una “bellezza imperfetta, impermanente e incompleta”.

Il soggiorno ad Hong Kong dura un paio di settimane, con la visita ai Nuovi Territori, a cercare le tombe di illustri maestri, costruite secondo indicazioni precise e con la scelta di luoghi sulle colline in mezzo alla vegetazione, luoghi di meditazione e riposo dell’anima per la protezione delle generazioni future. Il ricordo più vivo è di una città dove convivono situazioni di forte contrasto, tra la zona più ricca della City finanziaria, nell’isola, quella della penisola di Kowloon e i Nuovi Territori, acquisti alla fine dell’1800 dalla Cina. La città si presenta con palazzi fatiscenti e nuovi grattacieli luccicanti di acciaio e vetro, che si contendono gli spazi ristrettissimi della città. Dalla finestra dell’hotel a Kowloon si vede un cimitero verticale, un basso grattacielo di tombe coperte di fiori.

Il rapporto con la morte è molto diverso da quello occidentale. Anche il concetto del tempo, nella cultura orientale si trova un tempo circolare, ogni fenomeno si fonda sul rapporto dinamico tra Yin e Yang, un eterno cambiamenti di opposti, ma il passaggio non è netto segue una gradualità e dei ritmi stagionali e annuali.

Dei Nuovi Territori mi ricordo quando feci il mio viaggio in Cina. Hong Kong era ancora colonia britannica ed erano sorte delle domande tra i partecipanti sull’evento che sarebbe successo 7 anni dopo. Oggi stanno avvenendo molti cambiamenti ad Hong Kong, che allora non si potevano vedere. Il governo cinese sta cercando di ostacolare l’autonomia culturale della città. Essa è una città ricca dove si trova uno dei centri finanziari internazionali più importanti e su cui la Cina vorrebbe esercitare la sua influenza anche politica. Molte manifestazioni pacifiche di cittadini, soprattutto giovani, sono represse con ogni mezzo. Tutto ciò mi fa ricordare i fatti di Piazza Tienanmen.

L’interesse per questa cultura e visione del mondo nasce proprio con il primo viaggio in oriente.

Le vacanze di Natale del 1990, mio padre decide che le avremmo passate in Cina. Io non voglio partire, ho passato un anno un po’ difficile, in cui sono successe molte cose. La destinazione del viaggio è interessante, tre settimane nelle antiche capitali dell’impero cinese. Il mio stato d’animo non è pronto per un viaggio. Mio padre decide che comunque saremo andati via e organizza tutto con un’agenzia di viaggi.

Nel 1989, precisamente tra aprile e giugno, c’era stata la protesta degli studenti culminata nel massacro di Piazza Tienanmen. In occidente avevamo seguito le vicende con apprensione e speranza, tradita poi dalla tragica conclusione. Le immagini della piazza Tienanmen riempirono le nostre televisioni. Per la prima volta si videro delle proteste così rilevanti numericamente di giovani cinesi che discutevano di questioni importanti, libertà di opinione, libertà di stampa, richieste di riforme economiche, liberazione di prigionieri politici e di molto altro. L’intervento militare massiccio soppresse la protesta con centinaia, forse migliaia di morti e molti, molti feriti, oltre che di tutti i giovani perseguitati anche in seguito. I fatti di Tienanmen in Cina sono stati cancellati, occultati, sono diventati un tabù.

Nel dicembre 1990 la piazza Tienanmen è chiusa ai cittadini cinesi, quindi si presenta come la visione di un vasto spazio vuoto, come ha lasciato un vuoto in chi sperava in quegli eventi, la speranza di un reale cambiamento. La protesta ha coinvolto non solo Pechino ma almeno altre 300 città, ma tutto finì. La curiosità e l’interesse di visitare un paese così affascinante trova in me un rifiuto ad accettare un paese così crudele con i suoi giovani, almeno ai miei occhi. Vado in viaggio, comunque, mio padre era una persona molto decisa. Dopo il viaggio ho ringraziato la sua determinazione e l’opportunità che mi ha offerto allora.

In questo caldo mese di maggio, noi iniziamo lo sciopero della fame. Nei giorni migliori della giovinezza dobbiamo lasciare dietro di noi tutte le cose belle e buone e Dio solo sa quanto malvolentieri e con riluttanza lo facciamo. Ma il nostro paese è arrivato a un punto cruciale: il potere politico domina su tutto, i burocrati sono corrotti, molte brave persone con grandi ideali sono costrette all’esilio. E’ un momento di vita o di morte per la nazione…” dalla Dichiarazione degli studenti, 16 maggio 1989.

La Cina scelse un’altra strada, una strada diversa da quella proposta dagli studenti.

Partiamo la vigilia di Natale con un volo diretto a Pechino e scalo in un aeroporto arabo, che non ricordo. Il viaggio dura 15 o 16 ore complessivamente. Non ho mai viaggiato verso est, verso il sole, è come anticipare il tempo. Il ricordo del viaggio è legato al gonfiore dei miei piedi, infatti le hostess ci danno dei calzini di cotone, credo di averli conservati, calzini azzurri. Visitiamo le città imperiali, città e siti, che si sono succeduti nella storia fino a Bejing, la capitale del nord, dove Marco Polo incontrò il Gran Can.

Con la Grande Rivoluzione culturale iniziata nel 1966, durata circa 10 anni, molti luoghi storici sono stati distrutti, saccheggiati, lasciati cadere in rovina e abbandonati. Tiziano Terzani scrive nel sul libro “La porta proibita” del processo di cancellazione e di come tanti reperti e luoghi siano stati salvati in parte da varie persone, anche a costo di mettere la propria vita.

I viaggi turistici sono estremamente controllati (al tempo del viaggio) e condotti da guide cinesi autorizzate. La nostra guida parla molto bene italiano e conosce la nostra cultura, ci accompagna per tutto il viaggio di due settimane a scoprire con tanta passione luoghi e storie di questa cultura millenaria: la Grande Muraglia, La valle delle Tombe Ming, Xian e l’esercito di terracotta, La città Proibita e la Residenza Estiva dell’Imperatore, La valle dei cento Buddha, Giardini di bonsai sotto la neve, Shangay e i suoi giardini e templi.

Quello che incontrai in questo viaggio aprì orizzonti nuovi che lasciarono in me un interesse sempre più forte, una curiosità che ancora è viva per un mondo “altro” con luci ed ombre.

Anita Cerpelloni, Venice

I’m Anita Cerpelloni, an artist, an architect, an traveler. I live in Venice, but I’m an citizen of the world.